Se sapessi almeno scegliere tra gli antipasti di un menu, sarei qui a dispensare consigli alla me del futuro, certa che tutto andrebbe secondo i piani. Ma, dato che il cameriere si avvicina e io sono più indecisa che mai, forse ne ordino 3. Così, per non sbagliare.
A proposito di consigli, uno mi sento di darlo: casomai capitasse un’altra pandemia globale, aspetta un attimo ad aprire la partita iva. Parlo per un’amica che s’è fatta prendere dall’entusiasmo della freelance fever (ndr. quella in cui lavori pure con la febbre perché nessuno ti paga la malattia) e ha deciso di mettersi in proprio nel 2020.
Però, ecco, se “la mia amica” è sopravvissuta, è stata brava, bisogna ammetterlo. Non facciamole la ramanzina su cosa avrebbe potuto fare meglio, ha già pagato l’anticipo delle tasse per l’anno prossimo, non infieriamo dai.
Tasse a parte, passata la tempesta del 2020, credevo che anche il 2021 mi avrebbe portato ad essere in affanno e invece, ora mi sembra di riuscire ad elaborare le cose e gestirle meglio. Ecco perché vorrei parlare alla me del passato e lasciar perdere il futuro che tanto i piani non vanno mai come li avevamo immaginati.
Il 2021 è stato l’anno del zero rimpianti. Saranno i 30 anni o i postumi della pandemia che ci ha insegnato a riconoscere il tempo come il bene più prezioso, ma non ho più voglia di star dietro a questioni che non sento mie, progetti che non mi fanno emozionare, persone poco stimolanti o che non mi sembrano genuine e oneste. Ho bisogno di fare solo tutto ciò che mi va davvero per raggiungere la migliore versione di me.
Guess what: nessun viaggio a Dubai a bordo piscina, col rolex in una mano e lo champagne nell’altra. Essere freelance non significa lavorare anche in vacanza e fatturare pure stando dall’altra parte del mondo ma prendersi la libertà di staccare quando se ne ha necessità. E questo vale più di tutto quello che vogliono farci credere i guru del marketing.
Ho imparato a gestire le mie finanze. Direi anche che non potevo fare altrimenti dato che ho dovuto tirar fuori 8.000 euro in tre mesi per il commercialista🥲. Mi sento quasi adulta.
Ho capito che gli amici che ti scegli a 30anni sono davvero i migliori compagni di viaggio. Li incontri perché ti va e non perché te lo impongono le circostanze. Quante relazioni meravigliose sono nate grazie a questo lavoro, ai social, alla consulta. Mi sentirò eternamente grata di avere buon gusto in fatto di personcine carine e coccolose.
Ho finalmente iniziato a credere in quello che faccio. Il primo anno l’ho passato a sminuirmi, a correre sempre per avere la scusa di non potermi fermare a riflettere. Quest’anno mi sono imposta di farlo e, complice un po’ di organizzazione in più, ho avuto modo di capire quanto effettivamente valga il mio lavoro: quanta ricerca, quanto studio, quanta precisione e quanta passione ci sono dietro ad ogni progetto. E sono felice per ogni singolo cliente che mi ha dato fiducia e ci ha creduto insieme a me.
Ho anche smesso di sentirmi in colpa per l’università. Lavoro a tempo pieno, studio ogni volta che posso e preferirei non mi venisse chiesto ogni tre giorni a che punto sono con gli esami ma, siccome a volte lo fate, lo dico qui una volta per tutte: mi mancano 4 esami. E no, questo non presuppone il “dai allora l’anno prossimo ti laurei” perché non lo so quanto altro tempo mi ci vorrà. Lo studio è importante ma la salute mentale di più.
Avrei un sacco di altre cose da dire alla me dell’anno passato ma, i consigli so darli solo agli altri. Ne applicassi almeno l’1% forse smetterei di avere dubbi, almeno sugli antipasti. E invece eccomi qui davanti a tre portate e la consapevolezza che, quasi quasi, ho scelto bene.
Una cosa però per il futuro me la voglio dire: mi auguro di avere sempre lo stesso appetito per le cose belle, la stessa fame insaziabile di sapere, curiosare, conoscere nuovi posti e nuova gente.
Di viaggiare, di perdermi e ricominciare.